Le 10 persone che hanno segnato la scienza del 2021
Dalla variante Omicron al rover cinese su Marte, le 10 persone che hanno contribuito alle principali storie scientifiche del 2021, secondo la rivista Nature
Dal rilevamento di varianti pericolose del virus pandemico, all'identificazione del ruolo del cambiamento climatico negli eventi meteorologici estremi, all'atterraggio di un rover su Marte, l'elenco della rivista Nature delle 10 persone che hanno contribuito alle principali notizie scientifiche dell'anno.
L’edizione 2021 di Nature’s 10, l’elenco annuale di dieci persone che hanno fatto parte di grandi storie scientifiche, è stata pubblicata questa settimana. “Dal rilevamento di varianti pericolose del virus pandemico, all’identificazione del ruolo del cambiamento climatico negli eventi meteorologici estremi, all’atterraggio di un rover su Marte, l’elenco di Nature’s 10 di quest’anno presenta persone che sono state al centro di importanti eventi scientifici che hanno avuto profondi impatti in tutto il mondo”, afferma Rich Monastersky, redattore capo di Nature.
La scienza moderna è condotta da team, spesso di grandi dimensioni, ma il mondo della ricerca è pieno di storie umane di individui al lavoro. Nature’s 10 non è un premio o una classifica tra i primi dieci, ma un elenco che esplora importanti sviluppi e storie della scienza di quest’anno e alcune delle persone che hanno avuto un ruolo importante in essi, insieme ai loro colleghi. La selezione è stata compilata dagli editori di Nature per evidenziare una serie di persone che hanno avuto un ruolo in alcuni dei momenti più significativi della scienza del 2021.
Il COVID-19 ha dominato gran parte delle notizie scientifiche nel 2021, come l’anno scorso, e diverse storie di Nature’s 10 si riferiscono alla pandemia. Tulio de Oliveira, direttore della piattaforma sudafricana per il sequenziamento e l’innovazione della ricerca KwaZulu-Natal, e il suo team hanno avvertito il mondo dell’emergere di Omicron, la variante del Coronavirus che si sta attualmente diffondendo in maniera rapida. Questa scoperta ha ricordato a de Oliveira la situazione dell’anno precedente, quando il suo team aveva scoperto un’altra variante di SARS-CoV-2 preoccupante nei campioni sudafricani. Beta, come divenne nota quella variante, portò i governi stranieri a limitare i viaggi da e per il Sudafrica molti mesi dopo la sua scoperta.
De Oliveira sapeva che segnalando l’ennesima variante preoccupante, correva il rischio di incorrere in nuove sanzioni, che avrebbero penalizzato economicamente i Paesi dell’Africa meridionale. Ma sapeva anche che era la cosa giusta da fare. “Il modo in cui si ferma una pandemia è con un’azione rapida. Aspettare e vedere non è stata una buona opzione”, sostiene. De Oliveira afferma di essere rimasto estremamente deluso quando i Paesi ricchi hanno imposto divieti di viaggio all’Africa meridionale semplicemente perché il Paese aveva le capacità scientifiche per scoprire nuove varianti. Il capro espiatorio del Sudafrica “è stato quasi una copertura per l’accumulo di vaccini e per i Paesi ricchi che hanno perso il controllo della pandemia“, afferma de Oliveira.
Winnie Byanyima si è sempre occupata di vaccini, ben prima della pandemia di Covid-19. E ha sempre saputo che una delle sfide più grandi e difficili riguarda la loro equa distribuzione nel mondo. Un tema che oggi è chiaramente di importanza capitale: se si vuole sconfiggere la pandemia, è indispensabile che i vaccini raggiungano uniformemente tutta la popolazione, anche le persone che vivono in aree remote o svantaggiate.
Purtroppo, siamo ancora ben lontani dal raggiungere questo obiettivo. Byanyima è a capo di Unaids, l’agenzia delle Nazioni Unite che lavora con l’obiettivo di eradicare l’Aids dal pianeta, ed è “infuriata” dalla gestione economica dei vaccini: “L’idea che si possa vendere una tecnologia salvavita nello stesso modo in cui si vende una borsa di lusso non è affatto normale”, ha dichiarato: “Non dovremmo pensare che sia normale, non dovremmo rispettarla e soprattutto dovremmo chiamarla così com’è: immorale, gretta e sbagliata”.
Byanyima, racconta Nature, ha fondato People’s Vaccine Alliance, un ente che si propone di cambiare questo modo di pensare e questo approccio, numeri alla mano. A maggio 2021, insieme ai suoi colleghi, è riuscita a convincere gli Stati Uniti a dichiarare il proprio sostegno alla sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini contro il coronavirus, al fine di consentirne la produzione anche ad aziende diverse da quelle che li hanno sviluppati e ne detengono la proprietà intellettuale.
Meaghan Kall è un’epidemiologa inglese che lavora per il governo. A gennaio scorso, ha messo a punto un documento tecnico relativo a una variante di Sars-CoV-2 che in quel momento si stava diffondendo nel sud dell’Inghilterra. Qualche ora dopo, racconta Nature, ha pubblicato un tweet in cui illustrava, con un linguaggio semplice e chiaro, i punti principali del rapporto. Da allora non si è più fermata: “Quel tweet è stato il primo di una lunga serie di testi chiari ed esplicativi con cui Kall è diventata il volto umano del team governativo che ha fornito molte delle risposte agli interrogativi delle persone sulla pandemia di Covid-19 nel 2021”. Un premio alla comunicazione, insomma, oltre che al lavoro di ricerca vero e proprio.
Janet Woodcock è il commissario ad interim della Food and Drug Administration (Fda), l’ente regolatorio statunitense del farmaco. Prima della nomina, avvenuta a gennaio scorso, Woodcock si era occupata, sempre per la Fda, della direzione della divisione dell’agenzia responsabile dei meccanismi di valutazione di sicurezza ed efficacia dei farmaci prima della loro immissione sul mercato.
Nature l’ha inserita nella classifica per riconoscere il suo impegno “nel corso di un anno molto tumultuoso, durante il quale ha dovuto prendere decisioni molto controverse sui richiami dei vaccini contro il Covid-19 e su un farmaco per trattare l’Alzheimer”. Si tratta dell’aducamab, un medicinale, come vi avevamo raccontato, dalla storia molto travagliata, con scarse prove di efficacia ed effetti collaterali non trascurabili, tanto controverso da spingere, come racconta Reuters, alle dimissioni tre esperti del comitato chiamato dalla Fda stessa a esprimersi sulla sua immissione in commercio.
Il cambiamento climatico è stato un importante tema scientifico quest’anno poiché incendi, inondazioni e ondate di calore hanno devastato molte parti del mondo e le nazioni hanno discusso su come rafforzare un accordo internazionale per combattere il riscaldamento globale e i suoi impatti. La scienziata del clima Friederike Otto del Grantham Institute for Climate Change and the Environment di Londra ha lavorato con altri ricercatori per valutare rapidamente se il cambiamento climatico causato dall’uomo ha avuto un ruolo nel determinare specifici eventi meteorologici estremi. Otto ha trascorso gli ultimi sette anni a studiare eventi meteorologici estremi, ma anche lei è rimasta scioccata quando una straordinaria ondata di caldo ha colpito il Canada e il nord-ovest degli Stati Uniti a luglio, infrangendo i record di temperatura e uccidendo centinaia di persone. Ogni volta che si verificano condizioni meteorologiche estreme, le persone ormai si chiedono immediatamente se la colpa sia del cambiamento climatico. Questo è esattamente il tipo di domanda a cui Otto e i suoi collaboratori nel gruppo World Weather Attribution (WWA) cercano di rispondere rapidamente.
Il team ha analizzato i dati meteorologici per valutare quanto fosse grande l’ondata di caldo, ha studiato i record climatici per l’area e ha eseguito modelli al computer per scoprire quanto sia diventato più probabile questo tipo di ondata di caldo, rispetto a un ipotetico mondo senza cambiamenti climatici. Il risultato: sarebbe stato quasi impossibile che un’ondata di caldo di tale portata si fosse verificata nell’area senza il cambiamento climatico indotto dall’uomo. “In alcuni punti i record di temperatura sono stati superati di 5°C. È immenso “, afferma Otto. Lei e il gruppo hanno analizzato anche il ruolo del cambiamento climatico nelle devastanti inondazioni di luglio in Germania e Belgio, nell’ondata di freddo di aprile in Francia e nella persistente siccità in Madagascar.
Victoria Tauli-Corpuz è una leader indigena delle Filippine che ha lavorato per sei anni per le Nazioni Unite per difendere i diritti delle minoranze indigene di tutto il mondo. Durante questo periodo, ha viaggiato in lungo e in largo per convincere i governi, gli ambientalisti e le fondazioni filantropiche del fatto che, come racconta Nature, gli indigeni sono i migliori “guardiani” delle foreste e, più in generale, della biodiversità.
Un convincimento recentemente corroborato anche dalla letteratura scientifica, come ha confermato David Kaimowitz, economista alla Food and Agriculture Organization (Fao): “Il mondo sta con lei, e anche la scienza sta con lei: negli ultimi cinque o dieci anni la scienza ha raccolto dati che mostrano che le terre abitate dagli indigeni sono dei ‘cuscinetti’ protettivi contro attività nemiche dell’ambiente come l’estrazione mineraria e la deforestazione”.
Altri eventi degni di nota includono la Cina che ha fatto la storia diventando la seconda nazione ad aver fatto atterrare con successo un rover su Marte, un’impresa che ha segnato un trionfo per la China National Space Administration e il capo progettista della missione, Zhang Rongqiao. In qualità di capo progettista, è responsabile del coordinamento di un team di decine di migliaia di persone che hanno costruito e gestito la missione su Marte, chiamata Tianwen-1. Il progetto consiste in un orbiter, un lander e il rover, chiamato Zhurong. Zhang afferma che ottenere informazioni ricche e di alta qualità da Marte è stata una considerazione chiave del progetto. E i ricercatori affermano che i dati generati dai sei strumenti scientifici del rover e da altri sette sull’orbiter contribuiranno a una migliore comprensione di una zona del pianeta precedentemente inesplorata.
Dalle stelle alle stalle alle stelle. Questa la parabola di Timnit Gebru, ricercatrice etiope che fino al dicembre scorso aveva un ottimo lavoro a Google. Poi l’azienda l'ha licenziata perché aveva inviato ai colleghi una mail di protesta in cui criticava un approccio poco rispettoso nei confronti delle minoranze. La decisione ha fatto molto scalpore e Gebru ha deciso di mettersi in proprio: il 2 dicembre di quest’anno, esattamente un anno dopo l’allontanamento da Google, ha ufficialmente lanciato il Distributed Artificial Intelligence Research Institute, un istituto di ricerca che si occupa di etica dell’intelligenza artificiale e di sviluppare “un modello positivo di come dovrebbero essere progettate le Ai”.
Guillaume Camabac è un informatico della University of Toulouse, in Francia, che ha messo a punto un sito web per tener traccia dei problemi dell’editoria scientifica: articoli mal tradotti o mal scritti (quando va bene) o completamente copiati, o, ancora peggio, fasulli. La caccia di Camabac alla cattiva scienza, racconta Nature, è cominciata nel 2015, quando ha iniziato a collaborare con Cyril Labbé, un altro informatico che aveva sviluppato SCIgen, un software in grado di generare automaticamente degli articoli scientifici del tutto uguali, nella forma, a quelli reali.
Cabanac ha ampliato e migliorato SCIgen, e il suo lavoro ha permesso di scoprire centinaia di paper che contenevano testi privi di senso, o copiati, e che nonostante ciò erano stati pubblicati su riviste o accettati tra gli atti di conferenze scientifiche.
John Jumper è un ricercatore in forza a DeepMind, la divisione di Alphabet che si occupa di intelligenza artificiale, ed è il responsabile di AlphaFold, un algoritmo in grado di prevedere la struttura delle proteine con una precisione finora ritenuta irragiungibile. Recentemente, AlphaFold è riuscito a superare i modelli computazionali di oltre 100 team di ricerca, risolvendo il cosiddetto protein folding (ripiegamento delle proteine) e prevedendo le strutture protiche in una competizione biennale chiamata Casp, acronimo di Critical assessment of structure prediction.
La capacità di prevedere le strutture proteiche dalla loro sequenza di amminoacidi, un’attività estremamente complessa dal punto di vista computazionale, offre un enorme contributo al mondo della biologia e della medicina: può aiutare a studiare gli esseri viventi in modi completamente nuovi, a comprendere gli elementi costitutivi delle cellule e le caratteristiche delle malattie e a scoprire nuovi farmaci e terapie più avanzate ed efficaci. Posto in classifica più che meritato per Jumper, dunque.