In Veneto apre il campus tecnologico più grande d'Europa

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Nasce H-Farm Campus, un polo per la formazione e l'innovazione che guarda alla Silicon Valley. Dall'asilo all'università, ecco materie e studi del nuovo centro

A differenza del colibrì di Sandro Veronesi, che impiega tutte le sue energie per rimanere fermo, il più noto incubatore italiano di startup, H-Farm, ha compiuto un balzo nel futuro inaugurando il suo campus a Ca’ Tron (in provincia di Treviso). H-Farm Campus può essere considerato come uno fra i più grandi poli di innovazione a livello europeo. Sostenibile e autosufficiente dal punto di vista energetico, architettonicamente diffuso e con solo il 10% edificato sui complessivi 51 ettari: lo spazio restante è adibito a parco attrezzato e area boschiva (con oltre 3.500 alberi), aperti al pubblico.

Il fondatore Riccardo Donadon quindici anni fa ha creato il primo Venture incubator del mondo con l’obiettivo di “guidare la trasformazione digitale delle aziende e produrre cultura attraverso nuovi modelli educativi e di business”. Oggi la componente human della fattoria digitale viene ulteriormente valorizzata con nuove strutture dedicate alla formazione, dall’infanzia fino all’offerta universitaria e post universitaria.

Riccardo Donadon (@H-Farm)

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Un nuovo “ambiente”

Quello che mi piacerebbe, non tanto come impatto sulla nostra storia, è che possa essere un modello per l’ambiente. Oggi il destino del mondo è guidato da bravissimi ragazzi, anche nostri, che sono in località fortunate circondate da realtà come Cupertino, Stanford e Mountain View. Con i loro progetti creano il nostro futuro. Mi piacerebbe che potessimo essere un contributo su questo fronte. Un luogo insomma che crea queste cose. Poi se veniamo clonati e i luoghi diventano quatto o cinque in Italia o in Europa ancora meglio; magari per aiutare lo sviluppo su focalizzazioni precise. E non è detto che dobbiamo farlo noi. Adesso ci concentriamo sul nostro progetto”, ha spiegato Donadon a Wired.

Abbiamo l’ambizione di creare un nuovo modello, dove scuola, mercato e mondo dell’innovazione collaborino fianco a fianco alimentandosi l’uno con l’altro, dando vita così alle migliori condizioni per lo sviluppo di una nuova economia e un bacino di talenti unico a cui potrà attingere l’intero Paese”, prosegue Donadon. E aggiunge: “È anacronistico far nascere un luogo che pensi solo a formare, o solo a fare business, o solo a fare ricerca. Queste tre cose devono stare assieme ed ispirarsi  l’una con l’altra. Noi ne siamo convinti e il nostro campus è la risposta a questa nuova traiettoria”.

Il Campus è l’espressione fisica di uno dei tre pilastri della rinnovata H-Farm: la formazione completa. A cui si affiancano la trasformazione digitale e l’innovazione rivolte alle imprese. È proprio il concetto di farm che si auto-alimenta per immaginare e progettare il futuro, e alimenta l’esterno per costruirlo.

L’abbiamo chiamato ‘together’. Io oggi ragiono su tre fronti: ricerca e innovazione, formazione e mercato. Parlo con le aziende e le aiuto con i loro consumatori. Quindi per me il consumer è l’utente, lo studente, un consumatore di cultura. La scuola è tendenzialmente un mondo praticamente autoreferenziale che non si confronta e misura solo le conoscenze impartite, deve cambiare, accelerare. Il consumatore di ieri aveva una capacità di reazione di un certo tipo, oggi i giovani sono più molto più veloci”, ha spiegato Donadon.

Di fatto si tratta di un ulteriore passo evolutivo per H-Farm e la constatazione di un limite culturale. “La fase da incubatore di H-Farm ha svelato i limiti della cultura finanziaria dell’Italia. Startup che abbiamo aiutato, come Depop, che si appresta a raggiungere il miliardo di fatturato, devono andare all’estero alla fine. Qui a un certo punto del percorso non riesci ad avere un impatto definitivo. Non manca la cultura dei fondi di investimento ma dell’acquisto delle startup, prendersele in pancia. Quindi per avere maggiore impatto sui giovani partiamo da prima, dalla formazione”, ha spiegato Donadon.

Dall’international school ai master

Ca’ Tron è nell’aperta campagna trevigiana. La statale delimita i confini delle coltivazioni di grano e là dove si poteva notare il casolare del quartier generale ora ci sono dieci nuove costruzioni, di cui cinque dedicate alla formazione, dall’infanzia fino all’offerta universitaria e post universitaria.

L’International School (fino alla secondaria) adotta il metodo “Baccalaureate” e l’adaptive learning. Oltre alle materie tradizionali come inglese, matematica, storia e scienze vengono insegnati i fondamentali della programmazione, della computer grafica, dell’animazione 3D e dello storytelling, anche attraverso l’utilizzo della realtà virtuale.

Il college offre tutti i percorsi formativi post diploma superiore, sia universitari che professionalizzanti, dalla laurea triennale, ai master, “fino ai percorsi per riqualificare e arricchire le competenze di quanti già lavorano“. Il corso di laurea triennale in Digital management mira invece a formare manager e dirigenti, “in grado di ripensare e rivoluzionare i sistemi economici e aziendali” puntando su multidisciplinarità, dall’economia alla gestione, dall’informatica all’analisi dei dati. Ovviamente tutti i titoli conseguiti hanno valore legale e per quanto riguarda la componente accademica è coinvolta l’Università Ca’ Foscari di Venezia

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H-farm Campus

La struttura può ospitare fino a duemila studenti, con un potenziale di accoglienza di 3mila persone (considerati anche i docenti e il personale). Lo studentato prevede fino a 244 posti letto, mentre il centro sportivo è composto di un palazzetto e oltre 5mila metri quadri scoperti, che ospitano campi polivalenti, da tennis, padel, rugby, uno skate park e un bmx pump track. Manca solo quella che chiamano “Library” (disegnato da Richard Rogers), un nodo centrale composto da biblioteca e auditorium che collegherà le strutture principali. Sarà pronta per la fine dell’anno, ma le attività formative 2020/2021 rispetteranno comunque il calendario previsto.

Tutti i nuovi edifici per la formazione sono a un piano e caratterizzati da un approccio architettonico minimalista. Ampie vetrate, legno e luce – anche naturale. Gli interni sposano design nordico con l’organizzazione degli spazi tipica delle istituzioni scolastiche anglosassoni. Classi, laboratori, biblioteche e aree di svago o studio si alternano in continuità. Lo spirito internazionale – le lezioni saranno tutte in inglese – si coglie anche dalla cartellonistica multi-lingua. Per le superiori ad esempio si parla della possibilità di affiancare ai prevedibili corsi in italiano, anche quelli in spagnolo, francese, cinese, etc. L’attrezzatura colpisce. Si va dai laboratori di chimica con bracci di aspirazione futuristici, alla sala per la realtà virtuale con i visori Holodeck. Questi rappresentano il “programma” di realtà virtuale applicata alla formazione sviluppato dalla sussidiaria BigRock, punto di riferimento della scuola di computer grafica di H-Farm.

La copertura Wi-Fi (Cisco) è assicurata in ogni spazio e la connettività residenziale e mobile si deve al coinvolgimento di Vodafone – molto attiva anche con Business Lab. Computer, lavagne elettroniche e tradizionali sono una costante. Così come lo storytelling decorativo di alcune pareti chiama in causa personaggi del calibro di Steve Jobs e Michael Jordan.

È senza dubbio la scuola che una parte della Generazione X, stregata dal digitale, vorrebbe per i propri figli. Efficiente, focalizzata sull’intrapresa, flessibile nell’offerta, molto proiettata sul futuro. Quasi a voler colmare quella distanza che esiste tra la formazione tradizionale e la domanda del mercato del lavoro. D’altronde il progetto del Campus è sostenuto non solo dalle istituzioni ma anche dalla rete di imprese del territorio. Si pensi ad esempio al comparto moda, al design, al manifatturiero, ma anche Luxottica che proprio nel 2012 siglò l’accordo in H-Farm con Google per i glasses.

Rette annuali di fascia alta

Le scuole materne, elementari, superiori, università e master hanno rette e costi piuttosto alti, in linea con le altre realtà nazionali e internazionali. Dall’asilo alle superiori si parla di un costo annuale che parte da circa 8mila euro fino ad arrivare ai 16mila dell’ultimo biennio. Tendenzialmente l’aumento incrementale è di 1.500 euro all’anno. L’università costa circa 7.500 euro all’anno, mentre i master hanno prezzi diversi fino ad arrivare ai 20mila euro del più prestigioso Entrepreneurship and Applied Technologies in collaborazione con il Muma College della University of South Florida.

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Il neo-amministratore delegato Alberto Grignolo – noto nell’ambiente per aver contribuito alla nascita e il successo di Yoox – ha assicurato a Wired che sta lavorando per creare borse di studio. Già oggi per l’università le soglie Isee più basse consentono di arrivare a ridurre a zero la retta. Vi sono poi piani di finanziamenti che consentono di ripagare il debito terminati gli studi e quindi nella fase di entrata nel mondo del lavoro, sulla falsariga del mondo anglosassone. Per il futuro poi si pensa già a progetti di inclusione per studenti provenienti dalle aree più povere del mondo. Insomma, il campus sta muovendo i primi passi e per assicurarne la sostenibilità devono essere solidi. A partire dal prossimo anno vi saranno ulteriori sforzi con l’aiuto delle aziende e fondazioni che sostengono il progetto.

Il progetto finanziario

Il Campus di H-farm è il frutto della costituzione, nel febbraio del 2017, di un fondo immobiliare chiuso, non speculativo, denominato Ca’ Tron – H-Campus. Il Fondo è gestito da Finint Investments Sgr (la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Finint) ed è sottoscritto per il 100% da investitori istituzionali: Cattolica Assicurazioni detiene la quota maggioritaria del Fondo (60% del patrimonio), Cdp Investimenti Sgr (Gruppo Cassa Depositi e Prestiti), con il fondo Fia 2 Smart housing, smart working, Education & Innovation, il 40%.

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Istituto Dante Alighieri