Bill Gates non è mai stato buono
Ancor prima di diventare un filantropo (e più recentemente un marito discutibile), il fondatore di Microsoft era stato criticato per aver raso al suolo ogni forma di concorrenza nel mercato dell'informatica imponendo gli standard della sua azienda a tutti gli utenti
Forse in pochi lo ricordano ma prima di essere stato uno dei filantropi più rispettati al mondo, Bill Gates è stato uno degli uomini più odiati. C’è stato un periodo in cui Microsoft, a livello informatico, incarnava il nemico di ogni libertà, un po’ come oggi Amazon lo è delle librerie, e, di conseguenza, Bill Gates era l’uomo da detestare. In particolare, il fondatore della Microsoft era stato criticato per aver operato in modo scorretto al fine di guadagnare il monopolio nel settore informatico che lui giudicava una sua creatura.
Nella cosiddetta guerra dei browser, Microsoft venne messa sotto processo dal dipartimento della Giustizia Usa per comportamento antimonopolistico nel 1998. L’azienda, tra le varie cose, era stata criticata per aver inserito nel pacchetto Office il suo browser, Explorer, rendendone, di fatto, l’uso obbligatorio a chiunque comprasse un computer. Microsoft perse la causa ma nel frattempo, Explorer era diventato il browser più usato in assoluto, scalzando dal podio Netscape Navigator.
C’è poi la questione delle pratiche di lavoro discutibili. Specie negli anni Novanta, la Microsoft era stata accusata di assumere lavoratori con contratti precari e senza la possibilità di godere di cure mediche in caso di necessità e di sovraccaricare i propri impiegati fino a minarne lo stato di salute. Inoltre, Microsoft è stata accusata di legare a sé programmatori esterni organizzando corsi formativi e dando loro la possibilità di accedere alle proprie interfacce di programmazione per estenderle liberamente. Lo scopo era fare proprie in un secondo tempo le eventuali estensioni, generando un controllo assoluto degli standard e annullando la concorrenza (tale comportamento scorretto, come appurato dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, all’interno della compagnia era conosciuto come “EEE: Embrace, Extend and Extinguish” – Abbraccia, estendi, estingui, ndr).
Non dimentichiamo la lista nera nella quale finivano i giornalisti che avevano mosso critiche all’azienda e a cui veniva negata ogni informazione riguardo ai suoi prodotti. Del resto Microsoft non ha avuto alcun problema a cooperare con la Cina per realizzare un sistema di censura della rete che fosse congeniale al regime, fregandosene della libertà di parola e attirandosi le critiche di numerosi avvocati per i diritti umani come Human Rights Watch e Reporter senza frontiere.
C’è poi un video che riguarda Bill Gates e lo accomuna al Mark Zuckerberg più impacciato, in difficoltà, quello che era stato convocato al Congresso nel 2018 a seguito dello scandalo di Cambridge Analytica. Lì Zuckerberg era chiamato a rispondere dei dati di 87 milioni di utenti Facebook raccolti tramite l’app This is your digital life, acquistati in modo illecito. Nel 1998 Gates era stato chiamato a deporre dal Dipartimento di giustizia riguardo al comportamento antimonopolistico della sua azienda. I video sono girati a vent’anni di distanza e riguardano due personaggi diversi, appartenenti a due generazioni diverse ma che hanno alcune cose in comune: hanno segnato la storia dell’informatica e la cultura digitale degli ultimi anni. Alle domande più scomode, i loro comportamenti sono analoghi, quasi sovrapponibili. Zuckerberg balbetta e Gates si agita sulla sedia come uno scolaro colto sul fatto. È il comportamento di qualcuno che deve render conto di qualcosa la cui enormità comprende solo in quell’istante.
Oggi Gates è di nuovo a processo: non per comportamento antimonopolistico, ma perché improvvisamente non è il filantropo dal cuore nobile che pensavamo e che insieme alla moglie Melinda e a Bono si era guadagnato la copertina del Time nel 2005 come “personaggi dell’anno” e il titolo di “buon samaritano“. Ha tradito la moglie, si è proposto alle sue impiegate quando era il loro capo, con una ha avuto una relazione giudicata inappropriata e che gli è costata la direzione della Microsoft e ha frequentato il pedofilo miliardario Jeffrey Epstein.
In realtà col suo lato oscuro Gates ci è nato o lo aveva mostrato quando aveva fondato la Microsoft, un colosso informatico precursore in senso negativo – controllo dei dati, concorrenza sleale, accorpamento di un potere enorme nelle mani di pochissimi – dei “big” della digital economy che sarebbero venuti poi: Amazon, Google e, appunto, Facebook.