Adolescenza e Droga
L’uso di sostanze in età evoluiva è una delle sfide più importanti da sempre per chi si occupa di cura delle dipendenze patologiche. Negli ultimi anni, complice il consumo sempre più prematuro, particolare attenzione si rivolge all’uso in età adolescenziale. Numerosi studi evidenziano la necessità di attivare interventi di diagnosi precoci (early detection), in modo da poter ridurre i tempi di latenza tra l’inizio d’uso ed il primo contatto con i servizi di cura (in media 5,5 anni) . Tutto questo al fine di interrompere quanto prima un’eventuale progressione verso forme di dipendenza e attivare interventi terapeutici specifici, riducendo anche il rischio di morte per overdose e di contrarre e trasmettere infezioni correlate all’uso di droga. I dati attuali (relazione annuale al Parlamento, 2018) collocano l’inizio dell’uso di droghe mediamente al 14° anno di età. Gli interventi di prevenzione e cura già dopo i 15 anni, o quando l’uso della sostanza dura già da qualche anno, si dimostrano tardivi e molto meno efficace. Infatti , a quell’età l’esposizione al mondo delle droghe è probabilmente già avvenuta e molti dei giovani teenagers possono aver avuto occasione di sperimentare droghe.
Il contributo delle neuroscienze
Le conoscenze che oggi derivano dall’epidemiologia e dalle neuroscienze consentono di affermare che l’uso di sostanze stupefacenti e la dipendenza da tali sostanze in età evolutiva è particolarmente grave ,sia per la salute che per la sicurezza degli adolescenti, a causa della particolare condizione evolutiva del cervello e delle sue funzioni in quella fase. Infatti le più recenti pubblicazioni scientifiche confermano il dato secondo il quale il cervello del soggetto dipendente dalle droghe presenta specifiche alterazioni funzionali e strutturali. Gli studi degli ultimi 30 anni hanno evidenziato che il cervello umano arriva alla sua piena maturità solamente dopo il 20° anno di età. Il cervello di un adolescente di 14-15 anni è parzialmente sviluppato e fortemente legato alle emozioni. Il sistema limbico che media l’emotività e gli impulsi si sviluppa infatti precocemente ed è situato nelle strutture profonde del cervello. La corteccia prefrontale e frontale, che sono le parti legate alla razionalità, alla cognizione, alle funzioni sociali e al linguaggio, ma anche deputate a modulare le decisioni prese d’impulso e sotto la spinta delle emozioni, maturano più tardi, attorno ai 25 anni. Le diverse aree della corteccia cerebrale (corticali) raggiungono il loro picco di densità di materia grigia a differenti età: nel lob frontale, ad esempio il picco può giungere anche nella terza decade della vita, tanto che la corteccia prefrontale dorsolaterale è l’ultima area corticale a raggiungere lo spessore definitvo. Studi di neuroimmagine strutturale che hanno seguito lo sviluppo cerebrale di centinaia di adolescenti, dimostrano come durante l’adolescenza esista un incremento lineare della sostanza bianca, grazie ad una continua mielinizzazione degli assoni. Tutti i nervi nel sistema nervoso periferico e le fibre nervose del sistema nervoso centrale sono ricoperte da una guaina mielinica. La mielina è una sostanza lipidica che isola elettricamente l’assone del neurone e consente la massima velocità nella conduzione dell’impulso nervoso. All’inizio della adolescenza si ha anche un nuovo periodo di sinaptogenesi , cioè di proliferazione di nuove sinapsi, un processo di formazione e maturazione necessario all’alta specificità delle connessioni cellulari. In un momento specifico per ogni area corticale, inizia contemporaneamente il processo di pruning sinaptico, cioè lo sfoltimento delle sinapsi scarsamente utilizzate. Questi meccanismi portano alla ridefinizione dei circuiti cerebrali che acquistano maggiore efficienza funzionale. Questo sfoltimento viene chiamato “darwinismo neurale” e segue la logica “use –it-or-lose-it” (usalo o perdilo). Restano quindi e si strutturano solo quelle connessioni che vengono effettivamente utilizzate. Al contrario, le connessioni meno utilizzate, vengono definitamente eliminate. Durante il periodo di maturazione quindi è importante che arrivino continui stimoli ambientali e che dal punto di vista educativo venga favorito il pieno sviluppo delle capacità di controllo , cioè fornire stimoli che inibiscano comportamenti volti al solo soddisfacimento degli impulsi, per una piena strutturazione del controllo a livello della corteccia prefrontale.
Lo sviluppo di abitudini e credenze
Tutte le sostanze stupefacenti sono psicoattive e in grado, anche a basse dosi, di interferire con la maturazione cerebrale. Mentre le cellule cerebrali maturano e le relazioni tra esse si consolidano, l a persona sviluppa sempre di più la propria personalità e il suo funzionamento cerebrale. Risulta evidente che, se il cervello di un adolescente in piena fase maturativa , viene influenzato con sostanze in grado di stimolante enormemente e intossicare le le cellule nervose inevoluzione (e quindi particolarmente sensibili), non potrà avere uno sviluppo fisiologico sano, ma esso sarà deviato dalla sua naturale evoluzione. I danni quindi , che queste sostanze sono in grado di produrre nel cervello degli adolescenti, scardinano importanti e delicati sistemi neuropsicologici all’interno di un sistema cerebrale in piena maturazione, creando, oltre a documentabili danni fisici, anche il persistere di percezioni alterate del proprio essere e del mondo esterno. Queste percezioni vengono memorizzate , creando quindi una distorsione cognitiva che può permanere per moltissimo tempo, se non addirittura per tutta la vita, condizionando il “sentire”, il “pensare”, il “volere” e, in ultima analisi, il proprio comportamento.
Iter dal consumo esperenziale alla dipendenza
L’uso di sostanze stupefacenti in adolescenza può seguire un percorso evolutivo che passa attraverso diverse fasi, ciascuna delle quali caratterizzata da determinati comportamenti e da precisi effetti psico-neuro-biologici dovuti al consumo di sostanze. In corrispondenza di ciascuna fase, è possibile agire con specifici interventi di diagnosi precoce per prevenirne l’uso o l’istaurarsi di una dipendenza.
La prima fase del percorso è quella della vulnerabilità, in cui non c’è ancora un uso di sostanze ma durante la quale, invece, si possono manifestare nell’adolescente una serie di disturbi comportamentali (uno sei più invalidanti. il Disturbo Oppositivo Provocatorio) o altri comportamenti di rischio, che evidenziano la sua possibile predisposizione all’uso .
La seconda fase è quella in cui il minore ha iniziato ad usare sostanze stupefacenti, ma ne fa ancora un uso ancora occasionale, mostrando una bassa percezione relativamente ai rischi associati a tale comportamento. A questo livello, gli effetti sull’organismo del consumatore riguardano la sensibilizzazione cerebrale degli effetti delle sostanze e la memorizzazione del loro effetto a livello neuronale
La terza fase è quella della sperimentazione allargata e intensiva, durante la quale l’adolescente fa un uso periodico e più frequente delle sostanze, a volte anche contemporaneamente (policonsumo). I principali effetti che l’uso di sostanze implica a questo stadi del consumo sono l’aumento della sensibilizzazione cerebrale agli effetti delle sostanze , l’alterazione della maturazione cerebrale, la compromissione del funzionamento cognitivo (working memory, decision making, ecc.) e l’alterazione del sistema di gratificazione.
Queste tre fasi rappresentano quelle di prioritaria importanza nell’implementazione delle attività di diagnosi precoce, perché precedono e possono impedire lo sviluppo della dipendenza in età adolescenziale. Tuttavia, un’azione di diagnosi precoce anche in ottica dipendenza consente di individuare quanto prima il problema e di attivare tempestivamente adeguati interventi di trattamento, cura e riabilitazione. Risulta estremamente importante agire in questo modo poiché nella fase di dipendenza, il osggetto, che fa un uso continuativo delle sostanze, può avere un rischio ancora maggiore di esprimere comportamenti a rischio, contrarre malattie infettive droga/correlate e/o avere episodi di overdose. In questa fase potrà manifestarsi craving, tolleranza alle sostanze e momenti di astinenza.
L’ultima fase del percorso evolutivo dell’uso di sostanze di solito porta a due macroscenari alternativi: il soggetto può rimanere ancorato al proprio uso di sostanze e cronicizzare la dipendenza mantenendo un consumo continuativo. In questo caso sarà necessario seguirlo con cure specialistiche, supporto psicologico e medico. Se invece cessa l’utilizzo, guarendo quindi dalla dipendenza, sarà prioritario lavorare con lui per prevenire le ricadute all’uso di droghe verso cui ha già una elevata sensibilità.